C E N S I S

 

 

 

 

 

 

Monitorare il leasing

5° aggiornamento della ricerca "Leasing verso il 2000"

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Roma, novembre 1999

Introduzione

Il 1999 sembra accreditabile di una crescita dello stipulato intorno al 20% rispetto a quanto registrato nel 1998, consentendo il raggiungimento di un fatturato non inferiore ai 40.000 miliardi di lire. Tenendo conto delle previsioni di breve periodo riguardanti sia il quadro macroeconomico generale (soprattutto nella componente degli investimenti fissi lordi) che le possibili evoluzioni interne al settore del leasing, il 2000 potrebbe chiudersi ad un livello di circa 45.000 miliardi.

Dopo le brillanti ed inaspettate performances dello scorso anno, con un tasso di crescita di oltre il 35%, il settore ritorna dunque a ritmi di crescita ancora notevoli ma più prossimi alla "normalità" e le nuove posizioni raggiunte nel 1998 sono comunque il punto di partenza utilizzato per ulteriori aspettative di sviluppo.

Analizzando i dati disponibili non è eccessivo affermare che il settore del leasing è enormemente cresciuto, non solo in termini quantitativi ma, soprattutto, dal punto di vista qualitativo. Con relativa facilità i principali operatori riescono a presidiare i segmenti di mercato tradizionale rappresentati dalle imprese di piccole o piccolissime dimensioni, dove l’incidenza dei finanziamenti in leasing, rispetto agli investimenti, ha superato il 40%. Ma la novità risiede in una rinnovata volontà di guardare a segmenti oggettivamente difficili da presidiare, come il sistema delle aziende di servizi pubblici, le imprese di grandi dimensioni o il terziario avanzato. Già nel 1998 molti operatori hanno prestato maggiore attenzione a queste nicchie di mercato, le quali possono garantire apprezzabili volumi di fatturato, rivitalizzando il prodotto/servizio ed evitando pericolose saturazioni del mercato.

Inoltre, i singoli operatori possono fare affidamento su un prodotto leasing che continua ad acquisire caratteristiche intrinseche che lo rendono fortemente competitivo rispetto ad altre forme di finanziamento. L’attivazione di servizi complementari e la flessibilità delle condizioni contrattuali sono elementi particolarmente apprezzati da larghi strati del mercato e continuano a qualificare in modo positivo il prodotto/servizio.

Tuttavia - come già indicato alla fine dello scorso anno quando i segnali di cambiamento profondo erano oramai evidenti - occorre comprendere la portata ed il significato delle trasformazioni in atto.

Il 1999 ha fatto emergere con chiarezza alcune contraddizioni che lo scorso anno erano solo vagamente rilevabili. Lo stipulato si è potuto attestare a livelli molto superiori a quelli di due anni fa, in primo luogo per un abbassamento progressivo del costo del denaro, che ha reso sempre più convenienti le operazioni di leasing di importo consistente, come quelle del comparto immobiliare. Ma nel contempo gli spread finanziari si sono ridotti ed anche la differenza tra i tassi di interesse a breve termine e quelli a lungo termine sono diminuite rendendo sempre più difficile raggiungere apprezzabili livelli di redditività delle singole operazioni.

Nel tentativo di recupero della redditività, alcune società di leasing sembrano orientarsi verso una politica del credito più selettiva, anche a costo di limitare i volumi di fatturato; altre si affacciano su nuove nicchie di mercato con prodotti innovativi, quali il leasing operativo o il leasing ai privati.

Il 1999 e soprattutto il 2000 rappresenteranno quindi per non pochi operatori un periodo di ridefinizione delle strategie. Gli spazi per un recupero dell’efficienza interna alle singole società (con una ridefinizione della struttura dei costi) ed un recupero dei margini di intermediazione spingeranno ulteriormente il settore a ricomporsi sotto forme nuove, generando nuove forze competitive. Ed è all’analisi di tali fenomeni che occorrerebbe iniziare a prestare attenzione.

 

1. Il 1998 tra crescita e competizione interna

Il 1998 ha segnato un punto di svolta per il settore del leasing. L’incremento del 35,8% dello stipulato, registrato tra il 1997 ed il 1998, riconferma l’esistenza di un processo di trasformazione in atto. Le azioni di marketing sono divenute più aggressive e nuovi segmenti di mercato (quali le medie e grandi imprese o gli investimenti pubblici) sono stati sondati dalle società di maggiori dimensioni. Ma i mutamenti repentini e la ricomposizione delle forze competitive che agiscono sull’intero settore hanno inevitabilmente reso più complesso l’ambito di azione degli operatori imponendo, già oggi, una corretta e consapevole gestione della transizione in atto.

Il passaggio da un fatturato di 24.613 miliardi di lire registrati nel 1997 agli oltre 33.000 miliardi del 1998 ha portato ad un notevole incremento dell’incidenza del leasing rispetto agli investimenti produttivi delle imprese. Negli ultimi due anni infatti l’indice di penetrazione della locazione finanziaria sugli investimenti in capitale tecnico delle sole aziende private è passato dal 12,5% al 16,1% (Grafico 1.).

I dati elaborati annualmente dall’ISAE riconfermano la progressiva crescita della penetrazione della locazione finanziaria. Nel 1998 il leasing ha finanziato mediamente il 21% del valore degli investimenti delle imprese industriali (che fanno regolarmente ricorso alla locazione finanziaria), con quote che arrivano al 44,8% tra le imprese di piccole dimensioni (con un numero di addetti compreso tra le 5 e le 99 unità) (Grafico 2).

Un dato rilevante riguarda anche le altre classi dimensionali prese in considerazione dall’indagine campionaria svolta dall’ISAE. Tra il 1996 ed il 1998 l’indice di penetrazione del leasing è considerevolmente cresciuto sia tra le medie imprese che tra quelle grandi. Tra queste ultime, in particolare, l’incidenza della locazione finanziaria è passata dal 7,5% nel 1996 al 13,1% nel 1998 (Grafico 3), lasciando emergere la tendenza di molti operatori ad intervenire in settori relativamente nuovi. Il leasing risponde pertanto non solo alle particolari esigenze finanziarie delle piccole imprese (con ridotte capacità di esibire garanzie reali e con la necessità di disporre di piani di rimborso canoni ampiamente dilazionati nel tempo), ma anche a quelle di maggiori dimensioni, con disponibilità di liquidità e propensione agli investimenti ben più ampie. D’altronde, il forte incremento del leasing immobiliare e dei big tickets nel 1998 potrebbe essere stato determinato, in buona parte, proprio dalla domanda di imprese di medie e grandi dimensioni - capaci di fare fronte ad investimenti consistenti - e che iniziano a considerare il leasing come alternativo o complementare a forme di finanziamento più diffuse come il ricorso al capitale proprio ed al credito bancario.

La progressiva affermazione del leasing è ulteriormente confermata dalla crescita dell’incidenza delle consistenze dei contratti in essere rispetto al credito a medio-lungo termine concesso dal sistema bancario alle imprese. Da una media del 13% registrata nel 1996 e nel 1997 si è passati al 15,2% nel 1998 (Grafico 4).

Infine, il confronto tra le variazioni annuali dello stipulato e degli investimenti fissi lordi richiama, ancora una volta, l’attenzione sulla capacità del leasing di anticipare le fasi espansive o restrittive del ciclo economico (Grafico 5). Tuttavia le variazioni ben più forti - rilevate negli ultimi tre anni - del leasing rispetto a quelle degli investimenti sembrano confermare l’attuale fase di cambiamento strutturale del mercato leasing (il "gradino in su" di cui all’edizione di Monitorare il Leasing, dicembre 1998), con un conseguente abbassamento – forse anche solo transitorio - del livello di correlazione tra le due variabili e uno sviluppo della locazione finanziaria determinato da una accresciuta capacità degli operatori di presidiare il mercato attraverso maggiori e più intense politiche di marketing, tassi di interesse particolarmente vantaggiosi e attraverso l’ampliamento dei canali di distribuzione del prodotto/servizio.

I risultati fino ad oggi raggiunti ed i dati ai quali sopra si è fatto riferimento impongono a questo punto alcune brevi considerazioni sul mercato nel suo complesso.

Pur in presenza di segnali che indicano l’entrata del prodotto in un fase di maturità (prezzi in calo e consolidamento di specifiche nicchie di mercato come quelle delle piccole imprese), è difficile parlare di saturazione del mercato; al contrario i dati analizzati ed i risultati ottenuti a metà del 1999 riconfermano una spinta alla crescita, pur ponendosi il problema di riorganizzare l’offerta, eliminando alcune contraddizioni divenute palesi (come la riduzione della differenza tra i tassi di impiego e tassi di raccolta a lungo termine) e recuperando margini di efficienza interna.

Le mutate condizioni del mercato e, soprattutto, l’ormai evidente riduzione dei margini di intermediazione hanno peraltro reso esplicito l’innalzamento dei livelli di competizione sia all’interno del settore che al di fuori di esso. Nel primo caso, la ricerca di nuovi volumi di fatturato (in grado di compensare i minori guadagni determinati dalla riduzione dei tassi di interesse) ha spinto i principali operatori a ricercare nuovi segmenti di clientela (dagli enti pubblici alle imprese di grandi dimensioni). Nel secondo caso si è intensificata la competizione con il sistema bancario. Questi importanti segnali di riorganizzazione del settore e di definizione di nuove strategie di crescita si sono manifestati a partire dal 1998, ma hanno dispiegato i propri effetti soprattutto nel 1999, condizionando in modo determinante anche le previsioni per gli anni a venire.

 

2. 1999: un mercato dinamico non privo di contraddizioni

Nei primi nove mesi del 1999 il valore dello stipulato leasing si è attestato a 28.674 miliardi di lire, con un incremento del 25,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. I dati a disposizione sembrano confermare una crescita ancora in atto e lasciano prevedere una chiusura d’anno con livelli di fatturato ancora sensibilmente più elevati di quelli registrati nel 1998 (Tab. 1.). Nei mesi presi in considerazione (gennaio - settembre 1999) la domanda leasing è cresciuta in modo consistente, con aumenti dello stipulato pari al 53,5% a marzo 1999 rispetto allo stesso mese dell’anno precedente e incrementi superiori al 30% nei mesi di gennaio, febbraio, maggio e agosto (rispetto a quelli del 1998) (Graf. 6).

Che l’anno in corso possa chiudersi su volumi complessivi migliori di quelli del 1998 è confermato anche da un apprezzabile andamento degli investimenti. Nonostante l’inizio del 1999 sia stato caratterizzato da un quadro macroeconomico non particolarmente brillante (rallentamento della produzione industriale, contenimento della spesa per investimenti ed esportazioni nette negative), la situazione sembra essere migliorata già a metà anno. Secondo le previsioni elaborate dall’istituto di ricerche Prometeia il 1999 potrebbe chiudersi con una crescita degli investimenti fissi lordi intorno al 5,1%, con un dinamismo accentuato soprattutto della componente rappresentata da macchine ed attrezzature e dagli autoveicoli industriali (complessivamente +4,9%) (Tab. 2).

La spinta alla spesa in capitale tecnico da parte delle imprese - con una accelerazione soprattutto negli ultimi mesi dell’anno - potrebbe contribuire a sostenere il già accentuato dinamismo del leasing, consentendo una chiusura d’anno intorno ai 40.000 miliardi di lire, con un incremento del 19% rispetto al 1998 (Tab. 3). Tale valore, indicato da un panel composto dai principali operatori leasing, tiene conto sia del positivo andamento dello stipulato registrato nella prima metà dell’anno che delle dinamiche apprezzabili, ma non particolarmente brillanti, che hanno caratterizzato il quadro economico generale. Lo straordinario tasso di crescita ‘97-‘98 non sembra pertanto ripetibile, ma le posizioni acquisite lo scorso anno restano ferme, tanto che i 33.000 miliardi (cioè lo stipulato del 1998) sono la base dalla quale gli esperti sono partiti per poter elaborare le previsioni per il 1999 e per gli anni successivi.

Quali sono i fattori che incideranno sulle dinamiche dell’anno in corso? Il panel di esperti ha focalizzato la propria attenzione su due elementi:

  1. l’abbassamento del costo del denaro, indicato dagli operatori come la prima variabile macro economica che consentirà di chiudere anche il 1999 con un nuovo incremento dei volumi di fatturato;
  2. il rafforzamento della rete di vendita, che si configura come strumento sempre più efficace per presidiare i differenti segmenti di mercato ai quali il leasing si rivolge.

La forte competitività del leasing è stata dunque determinata in larga misura, oltre che dal miglioramento delle politiche di mercato e dallo sviluppo del prodotto/servizio (attraverso i servizi complementari), anche dalla riduzione dei tassi di interesse verificatasi negli ultimi anni. L’analisi dei tassi effettivi medi leasing rilevati tra il 1997 e la prima metà del 1999 mettono in evidenza un calo progressivo sia relativamente ai finanziamenti di piccolo taglio che a quelli di ammontare superiore ai 100 milioni di lire (Grafico 7).

Se da un lato il favorevole andamento dei tassi ha contribuito alla crescita dell’attrattività del leasing soprattutto nel settore immobiliare, dove le operazioni si sono rivelate particolarmente profittevoli per gli investitori, dall’altro lato la polverizzazione dei tassi ha creato notevoli squilibri sul fronte dell’offerta, con conseguenze rilevanti sulle strategie che molti operatori intenderanno attuare a partire dal prossimo anno. La riduzione della "forbice" tra i tassi di impiego e quelli della raccolta a lungo termine è divenuta palese soprattutto nel 1999 e il rialzo verificatosi nel corso d’anno sui tassi a medio e lungo termine renderà sempre più critico il costo delle coperture sulla durata. Tutto ciò spingerà verosimilmente numerose società ad un tentativo di recupero dei margini anche a costo di contenere i volumi, limitando se non altro le operazioni di maggiori dimensioni e a minor contenuto reddituale.

Si inizia dunque a riflettere non solo sulle dimensioni della crescita ma anche sulla qualità dello sviluppo che il settore intende perseguire, affrontando le palesi contraddizioni del mercato, che, pur garantendo negli ultimi due-tre anni forti incrementi del fatturato ha di fatto determinato margini finanziari in progressiva riduzione. Dalle politiche espansive si dovrà quindi passare gradualmente a quelle selettive, con un miglioramento della qualità del prodotto/servizio (in termini di assistenza al cliente, servizi aggiuntivi, flessibilità nelle condizioni contrattuali) ed un recupero di efficienza interna che non può che generare effetti positivi sull’intero settore.

Un secondo importante insieme di fattori che ha interessato e caratterizzato le più recenti dinamiche e sul quale appare opportuno soffermarsi riguarda la natura e la struttura dei soggetti dell’offerta, nonché (come evidenziato dalle indicazioni fornite dal panel di esperti) l’organizzazione della rete di distribuzione.

Il panorama degli intermediari leasing, infatti, che è in continua evoluzione anche per effetto dei processi di concentrazione in atto, mostra dinamiche diverse in relazione ai differenti modelli proprietari, organizzativi e di operatività dei soggetti che lo compongono.

Accanto a fenomeni che riguardano gli assetti proprietari delle società di leasing, ed in particolare la crescita dell’attività delle società a matrice estera, il mercato sembra premiare, in termini di crescita di volumi, particolari categorie di operatori in relazione all’ambito di operatività territoriale, al modello societario di riferimento ed al canale di vendita prevalente (cfr. Quadro 1).

 

QUADRO 1: Analisi del settore per quote di mercato (primi 8 mesi 1999)

I principali fenomeni che interessano la struttura del mercato leasing, possono essere sintetizzati come segue:

 

 

Ulteriori fattori, segnalati dagli operatori leasing (Grafici 16, 17 e 18), hanno contribuito ai risultati ottenuti nel 1999:

  1. la forte competitività del prodotto/servizio leasing rispetto ad altre forme di finanziamento o di credito a medio/lungo termine è divenuta esplicita. La locazione finanziaria erode quote di mercato soprattutto ai prodotti bancari tradizionali riuscendo ad essere un valido strumento alternativo di finanziamento per le imprese;
  2. la rapidità nella concessione del finanziamento e la flessibilità nella definizione dei piani di rimborso canoni si confermano come elemento altamente qualificante del prodotto/servizio, garantendo un sempre più forte avvicinamento delle società di leasing alle specifiche esigenze del cliente;
  3. le capacità promozionali e di marketing di molti operatori leasing migliorano progressivamente, garantendo una affermazione ulteriore sulle tradizionali nicchie di mercato ed una graduale penetrazione di nuovi segmenti di clientela (come nel caso delle medie e grandi imprese e del settore pubblico o in quello dei servizi di pubblica utilità);
  4. la domanda espressa da nuovi segmenti di clientela (come le grandi imprese o le aziende operanti nella Grande Distribuzione Organizzata), oltre alla persistenza di alcuni vantaggi fiscali, ha garantito un forte dinamismo di alcuni comparti come quello del leasing immobiliare, cresciuto tra il 1997 ed il 1998 del 70%;
  5. le banche, attraverso il sistema degli sportelli, continuano ad influire positivamente sulla diffusione del leasing presso il sistema delle imprese, favorendo l’incontro delle esigenze della clientela con l’offerta delle società di leasing.

Dalle indicazioni ottenute dal panel di esperti appare evidente come la dimensione "locale" dei mercati continui ad assumere notevole importanza, così come il sistema distributivo si articola in forme sempre più complesse conferendo particolare importanza alla rete dei fornitori (determinanti su talune linee di prodotto nell’indirizzare la scelta del cliente relativamente alla società erogatrice del finanziamento) ed alle banche specializzate.

L’offerta leasing si riorganizza dunque secondo gli schemi sopra descritti, tenendo conto delle particolari contraddizioni che si sono manifestate nel corso degli ultimi due anni. Sarà proprio il tentativo di recupero dei margini di intermediazione e l’attuazione quindi di una politica di maggiore selezione della clientela a determinare una crescita più contenuta e controllata di quella registrata a fine 1998. Ciò non significa tuttavia che la capacità di stimolazione della domanda o la capacità degli operatori di presidiare il mercato si sia indebolita; al contrario, i risultati che si otterranno a fine ’99 metteranno ulteriormente in evidenza la presa di coscienza da parte delle società di leasing che le condizioni del mercato sono già fortemente cambiate e che specifiche strategie dovranno essere attuate.

Nella scelta di tali strategie, andranno sempre più tenute in considerazione le dinamiche dell’intero mercato europeo, che nel suo complesso ha registrato un 1998 positivo (+15,3% in termini di stipulato) e che, secondo le stime Leaseurope, sperimenterà un’ulteriore crescita del 13% circa nel 1999. A questo proposito va considerato che, dallo studio di alcuni indicatori macroeconomici usati per misurare il ruolo del settore leasing sull’intera economia, l’Italia presenta, rispetto ad altri Paesi leader del settore (primi fra tutti Germania e Regno Unito) un’incidenza e diffusione del leasing ancora contenuta.

Questo è quanto si può dedurre da un recente studio pubblicato dalla Federazione Europea delle Associazioni di Leasing (Leaseurope), che ha messo in luce interessanti considerazioni sull’incidenza del leasing sull’economia e sulla relazione esistente tra crescita del settore e crescita del PIL.

Il peso del leasing, pur assumendo valori diversi a seconda del grado di maturità del settore e del contesto legislativo e fiscale di ciascun Paese, risulta essere significativo in ciascuna economia nazionale.

In media, l’incidenza del leasing sul PIL, misurata attraverso i valori assunti dal rapporto tra volumi di leasing e valore del PIL (cfr. Grafico 19), è stimata intorno all’1,7%. Tale percentuale risulta significativa se confrontata con l’incidenza di altri settori più noti dell’economia (ad esempio, in Paesi europei quali Germania, Regno Unito e Svezia essa risulta addirittura superiore al peso del settore agricolo).

L’Italia, pur trovandosi vicina alla media europea, risulta come un mercato ancora relativamente "giovane" e con ulteriori margini di sviluppo strutturale.

 

 

 

 

3. L’anno 2000 ed il consolidamento del settore leasing

A meno che non si verifichino rilevanti mutamenti nel quadro macroeconomico generale o cambiamenti sostanziali nelle caratteristiche intrinseche della domanda di leasing da parte delle imprese, il 2000 potrebbe essere l’anno del consolidamento delle posizioni finora raggiunte dagli operatori.

Alcune previsioni riguardanti l’andamento dell’economia reale possono aiutare a definire il quadro generale di riferimento. I principali istituti di ricerche economiche riportano per il 2000 una crescita del Pil intorno al 2%, quindi superiore a quanto previsto per il 1999 (Tab. 4). Appare molto confortante soprattutto il dato relativo agli investimenti fissi lordi che potrebbero registrare, il prossimo anno, un tasso di crescita tra il 4,5% ed il 5% in termini reali, mostrando quindi un dinamismo nettamente superiore a quello dell’anno in corso. A spingere verso l’alto la componente degli investimenti potrebbe essere il miglioramento delle aspettative manifestate già in quest’autunno dalle imprese, le quali potrebbero stabilire di aumentare i livelli di produzione manifestando nel contempo nuove necessità di acquisto soprattutto di macchinari ed attrezzature.

Se si considerano inoltre gli investimenti depurati dei valori riguardanti gli immobili residenziali (sui quali il leasing non è operativo) i tassi di crescita potrebbero essere ancora più sostenuti (Tabb. 5 e 6).

Di fronte a tale scenario il fatturato leasing potrebbe essere soggetto ad ulteriori incrementi rispetto al 1999. Secondo l’opinione espressa dal panel di esperti, i comparti nei quali si registreranno i più consistenti incrementi di fatturato saranno quello immobiliare, seguito, con distacco, dal targato industriale e dallo strumentale (Grafico 20). Ad aree del mercato già ben presidiate (come quello delle macchine e delle attrezzature) si aggiunge dunque il leasing immobiliare, per il quale si prevede la prosecuzione del trend positivo iniziato nel 1998.

Anche per i singoli segmenti della domanda sembrano manifestarsi interessanti evoluzioni: mentre da un lato le principali società continueranno ad agire sul sistema delle piccole imprese (che rappresentano la parte più consistente della clientela e del fatturato), dall’altro esse intendono aumentare la propria presenza nei confronti delle aziende di servizi pubblici e delle imprese industriali di grandi dimensioni (Grafico 21). Questi nuovi orientamenti dell’offerta sembrano peraltro confortati dai dati riguardanti la penetrazione negli ultimi anni, laddove l’incidenza dei finanziamenti in leasing sugli investimenti delle grandi imprese è passata dal 7% nel 1996 al 13% nel 1998.

Un moderato incremento del fatturato (fra il 2,5% ed il 10%) è previsto inoltre nei segmenti di mercato rappresentati dalle aziende commerciali, da quelle artigiane e dal terziario avanzato.

Sulla base di queste informazioni relative alla riarticolazione del mercato ed ai possibili sviluppi per il prossimo anno, il panel di esperti ha previsto per il 2000 il raggiungimento di un livello di stipulato pari a 45.000 miliardi di lire, con un incremento del 12,5% rispetto al valore con cui si dovrebbe chiudere l’anno in corso. Il dato complessivo previsto per il prossimo anno è il risultato di un incremento del 7% del comparto degli autoveicoli, dell’8% dello strumentale e del 21% del leasing immobiliare.

Le stime sopra delineate descrivono in modo evidente un quadro di complessivo riassestamento del settore, con un ridimensionamento dei tassi di crescita dello stipulato nel 1999 e nel 2000 rispetto alla forte evoluzione registrata nel 1998. Lo scenario futuro più probabile presenta le seguenti caratteristiche:

  1. sempre più nel corso del prossimo anno assumeranno rilevanza politiche di mercato più selettive rispetto al passato finalizzate ad un recupero dei margini di intermediazione attraverso operazioni di medio-piccolo taglio (quindi con tassi più elevati). Per tali motivi il segmento di mercato costituito dalle piccole e medie imprese (al quale corrisponde un consistente numero di operazioni di taglio medio-piccolo) rappresenterà ancora un bacino di utenza di grande importanza;
  2. si manifesterà per gran parte delle società di leasing la necessità di perseguire, in modo ancora più efficace rispetto a quanto già oggi avviene, criteri di efficienza interni affrontando il problema dei costi di struttura crescenti e del contenimento delle sofferenze;
  3. non verranno tralasciati segmenti ancora poco presidiati, come quelli dei servizi pubblici locali o delle grandi imprese che consentono volumi di fatturato consistenti;
  4. verranno gradualmente sondate formule innovative di prodotto, quali il leasing operativo ed il leasing ai privati.

Sullo scenario delineato continuerà ad avere grande importanza l’andamento degli spread finanziari che gli esperti continuano a vedere, anche per il 2000, in posizioni di preoccupante stabilità (Tab. 8).

Inoltre la capacità del leasing di rafforzare ulteriormente (sia da un punto di vista quantitativo che qualitativo) la propria presenza sul mercato nei prossimi anni dipenderà, secondo i principali operatori, da fattori intrinseci al prodotto. In particolare, i fattori che influenzeranno l’andamento del fatturato nel 2000 saranno (Grafici 22, 23, 24):

  1. per il comparto dei beni strumentali: la qualità del servizio in termini di rapidità dei tempi di risposta alle domande di finanziamento, alla flessibilità dei piani di rimborso dei canoni, oltre alla capacità promozionale dei canali di vendita ed alla accresciuta attrattività del leasing nei confronti di segmenti relativamente nuovi come le grandi imprese;
  2. per il comparto dei veicoli: la qualità del servizio, la competitività del leasing in termini di costi rispetto ad altri strumenti di finanziamento e la maggiore disponibilità delle società di leasing alla concessione del credito;
  3. per il settore immobiliare: i vantaggi fiscali connessi alle operazioni di locazione finanziaria, i bassi tassi di interesse praticati, il crescente livello di conoscenza del leasing tra i clienti, la crescente penetrazione del leasing in segmenti di mercato diversi da quelli tradizionali (es.: la Grande Distribuzione Organizzata, il sistema delle grandi imprese, ecc.).

Infine, le previsioni sulle forze competitive che agiranno nel settore hanno messo in evidenza il nuovo ruolo che potrà essere acquisito dalle società specializzate sul prodotto (indipendentemente dalla natura giuridica dello statuto - "banca" ovvero "intermediario finanziario" - con cui operano), le quali, forse più delle altre, avranno la possibilità di focalizzare la propria attenzione sui problemi che caratterizzano attualmente il mercato e sull’innovazione di prodotto.

Emerge in modo sempre più chiaro la tendenza del settore a riorganizzarsi senza perseguire cambiamenti radicali, ma attraverso politiche di graduale ed oculato riaggiustamento, facendo leva sia su strategie già collaudate (quali il consolidamento ulteriore nelle nicchie di mercato tradizionale ed il contenimento dei costi di produzione unitari) che su interventi innovativi (spingendo maggiormente su nicchie fino ad oggi scarsamente presidiate). Il riequilibrio interno al settore (la cui necessità è stata avvertita già a metà del 1999), che si estrinseca nella ricerca di una redditività crescente delle singole operazioni, determinerà dunque, presumibilmente, sia per l’anno in corso che per il prossimo biennio, un ritorno a tassi di crescita "fisiologici" (quindi non comparabili a quelli del 1998), ma forse ancor più che apprezzabili in quanto frutto di politiche di mercato di qualità.