Sommario di Dicembre 1999

· PREFAZIONE
· LA BANCA DI FRANCIA E LE IMPRESE
· SITUAZIONE E PROSPETTIVE DEL LEASING IMMOBILIARE IN ITALIA
· COEFFICIENTE DI PONDERAZIONE RIDOTTO SUL LEASING IMMOBILIARE: DA DOVE NASCE LA RITROSIA DELLA BANCA D'ITALIA….
· I FONDI DI GARANZIA APRONO AL LEASING
· BIBLIOGRAFIA
· NOTIZIE DALLE ASSOCIATE
· CIRCOLARI
· RIUNIONI
· PARERI
PREFAZIONE

La rincorsa ai "volumi" che ci ha coinvolti e affascinati anche quest’anno con effetti non sempre positivi ci ha condotto, mese dopo mese e senza che ce ne rendessimo conto, alla vigilia della chiusura dell’anno più importante non solo per il nostro settore ma anche per tutta l’umanità.
Forse il timore del "bug" ci ha fatto inconsciamente distogliere l’attenzione da questo fatidico 31 dicembre 1999 ….ma ora non possiamo più ignorarlo. Ci siamo, tra poco varcheremo la porta magica del nuovo millennio e…
…..probabilmente ci renderemo conto che aldilà di qualche modesto (speriamo) disguido elettronico non cambierà molto nella nostra attività che continueremo con la lena e l’entusiasmo di sempre. Il nostro settore i grandi mutamenti li ha già avviati da tempo, forse proprio dopo la pubblicazione della importante ricerca Censis " Il leasing verso il duemila". Sono cambiamenti che viviamo giorno per giorno e di cui spesso non ci rendiamo immediatamente conto.
Ma non è ancora tempo di bilanci né di analisi e riflessioni tecniche, è solo tempo di auguri, quelli che rivolgo a tutti voi operatori del settore del leasing e lettori della nostra "Lettera" perché anche questo passaggio al nuovo millennio sia sereno e lieto per tutti.
Antonio Dattolo
 
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La Banca di Francia e le imprese
la conferma di una relazione privilegiata
in seno al Sistema Europeo della Banche Centrali (SEBC)
Intervento al Convegno Leaseurope di Parigi del 10-12 ottobre 1999 di M. Castelnau, Direzione Imprese della Banca di Francia*


Le relazioni tra imprese e Banca di Francia sono mal conosciute dal grande pubblico tant’è vero che per tutti una Banca Centrale è innanzitutto la "Banca delle Banche"; questo corrisponde tuttavia ad una vecchia tradizione che ha fatto dell’Istituto d’Emissione, oltre che l’istituzione incaricata alla messa in circolazione della moneta, l’iniziatore della politica monetaria e uno degli attori della vita economica locale. Con l’andar del tempo e ad un ritmo più o meno rapido a seconda dei periodi, questa relazione si è considerevolmente modificata, i rapporti con le imprese si ispirano ormai ad uno spirito di partnerariato in luogo ed al posto del quadro regolamentato che prevaleva ancora 25 anni fa.
Un sistema d’informazione sulle imprese è dunque stato messo in piedi attraverso una classificazione ("cotation") delle imprese che ne costituisce la chiave di volta – innanzitutto nell’obiettivo di rispondere ai bisogni delle missioni fondamentali dell’Istituto d’Emissione e poi come strumento di supporto alla gestione efficiente delle banche e delle imprese – temi della seconda e terza parte dell’esposizione.
1 La Banca di Francia e le imprese: un sistema d’informazione costruito per rispondere alle missioni fondamentali della Banca di Francia
    Così, al fine di crearsi gli strumenti per attuare la propria politica, la Banca di Francia ha messo in piedi un sistema di valutazione delle imprese per soddisfare prima di tutto i propri bisogni: politica monetaria, controllo prudenziale, studi.
1.1  La classificazione delle imprese ai fini della politica monetaria
Il rifinanziamento delle banche si effettua a livello dell’eurosistema sul modello di quello praticato dalla Banca di Francia. Il ricorso al credito accordato dal SEBC per la messa in opera della sua politica monetaria si basa su due categorie di strumenti: l’"aggregato 1" che comprende i titoli ammissibili al rifinanziamento in tutta la zona euro (essenzialmente i titoli di debito pubblico); l’"aggregato 2" che comprende altri strumenti, in particolare i crediti verso privati in passato ammissibili al rifinanziamento della Banca di Francia.
Traducendo la valutazione globale e sintetica fornita dalla Banca, la classificazione ha per obiettivo quello di misurare il grado di solidità finanziaria ovvero di vulnerabilità di un’impresa indicando se questa rischia o meno di manifestare una situazione di insolvenza a breve termine (due anni).
La classificazione si compone di tre elementi.
Se il punteggio sull’attività è puramente oggettivo, così non è il punteggio sul merito di credito che si basa su una molteplicità di elementi; tra questi possiamo citare, senza pretendere di essere esaustivi, alcuni aspetti da noi esaminati al momento di una proposta di valutazione:
La "cotation" di cui qui parliamo non va comunque confusa con le tecniche di scoring o di rating, né con l'analisi del merito di credito classica:
Molto schematicamente, sul sistema di classificazione messo in piedi dalla Banca di Francia si può concludere che l’impresa che beneficia di un punteggio di credito 3 (d’eccellenza) fa buon uso del credito bancario, che in tal modo partecipa al finanziamento di una gestione efficiente o alla copertura di investimenti scelti opportunamente; al contrario, il punteggio 6, il più sfavorevole, sanziona un’impresa per la quale tutto il credito bancario appare destinato a subire perdite o rischierà di essere improduttivo.
In totale, attualmente sono più di 195.000 le imprese – società di persone e società di capitali – alle quali la Banca di Francia ha attribuito un punteggio, sia perché realizzano un volume d’affari superiore a 5 milioni di franchi, sia perché hanno un capitale superiore a 500.000 franchi per una società per azioni o 250.000 franchi per una società a responsabilità limitata, sia infine perché risultano controparti di un significativo importo di finanziamenti bancari (superiore a due milioni e mezzo). Su questo totale, a luglio 1999 la ripartizione dei punteggi di credito era la seguente:
Punteggio 3 …… 47,8%
Punteggio 4 …… 21,6%
Punteggio 5 …… 23,1%
Punteggio 6 …… 7,5%
ed il tasso di insolvenza delle imprese con punteggio 3 si collocava come media mobile sugli ultimi dodici mesi allo 0,075%, percentuale che dà la misura dell’affidabilità delle valutazioni fornite dalla Banca di Francia (1,5% era la percentuale calcolata sulle imprese con punteggio 4; 3,6% quella per le imprese con punteggio 5; 7,9% per le imprese con punteggio 6).
Strumento di perseguimento della politica monetaria, la "cotisation" costituisce anche un importante strumento di lavoro messo a disposizione dei nostri controllori nel quadro della vigilanza degli istituti di credito.
1.2  La classificazione delle imprese ai fini della vigilanza sulle banche
Il Segretariato Generale della Commissione Bancaria e gli Ispettori della Banca di Francia utilizzano in effetti molto la classificazione delle imprese; dispongono anche di un indicatore di qualità del portafoglio che misura la proporzione dei punteggi di credito positivi sul totale dei punteggi significativi.
La conoscenza della lista di imprese con punteggio sfavorevole permette ai nostri ispettori di concentrare le loro ricerche, quando il numero di dossier è elevato, sulla popolazione identificata come vulnerabile e ai nostri direttori di filiale di condurre i loro colloqui in maniera efficace nelle loro relazioni di piazza con i banchieri.
Gli uni e gli altri possono appoggiarsi, inoltre, su due fonti informative, riservate alla Banca di Francia, che donano loro un complemento preciso alle indicazioni di cui già dispongono: la centrale dei rischi bancari, da un lato, e la centrale dei protesti, dall’altro:
Distribuiti agli istituti dichiaranti, i risultati di queste segnalazioni permettono di conoscere l’indebitamento totale, per categorie di credito, contratto da un cliente. Essi forniscono tra l’altro alle autorità monetarie informazioni utili sulla distribuzione del credito per istituto segnalante, per zona geografica, per settore economico…
Inizialmente prevista solo a partire da una certa soglia, questa centralizzazione è stata oggetto di una riforma nell’ottobre 1996 che ne ha esteso il campo di applicazione; le segnalazioni fatte soprattutto su supporto magnetico sono registrate senza bisogno di plafond, al singolo "franco".
1.3  Un sistema di informazione a servizio dell’attività di studio
Questa capacità di gestione degli archivi da parte Banca di Francia messa a punto da oltre cinquant’anni a questa parte spiega il ruolo che essa ha giocato nella messa in opera del sistema statistico francese sulle imprese. Così, tenuto conto dei bisogni del Commissariato Generale di Pianificazione, la Banca di Francia si è vista affidare, nell’ambito di una ripartizione di compiti con l’INSEE, la responsabilità di una Centrale dei bilanci al fine di offrire lo strumento statistico di legame tra aggregati macro-economici e comportamenti micro-economici delle imprese.
Creata nel 1969, la Centrale dei bilanci raccoglie per mezzo della rete di filiali una documentazione economica e finanziaria, di tipo principalmente contabile, sulle imprese che accettano di partecipare a questa centralizzazione.
Il campione di imprese censito in questa centrale permette di disporre – con 36.000 partecipanti – di una copertura significativa del tessuto produttivo nazionale: più del 50% degli occupati per la maggior parte dei settori industriali. I dati così raccolti sono raggruppati e analizzati, i risultati di queste sintesi costituiscono pertanto temi suscettibili di portare un chiarimento utile nella conduzione della politica monetaria.
Si possono citare in proposito alcuni argomenti di studio oggetto di pubblicazione, come i fallimenti nell’industria francese, l’evoluzione dei crediti intersocietari o, ancora, ogni anno, lo studio generale della situazione delle imprese industriali.
La costituzione di una centrale dei bilanci non è una pratica esclusiva della Banca di Francia, anche se questa ha giocato un ruolo di precursore in questo campo; in effetti, la maggior parte delle banche centrali – o a volte gli organismi statistici – hanno seguito l’esempio francese ed esistono centrali dei bilanci in Germania, Belgio, Spagna, Austria, Italia e Portogallo. A partire dal 1987, queste hanno d’altro canto deciso di mettere in comune le loro basi dati attraverso una centrale unica chiamata BACH gestita dalla Commissione Europea; vengono effettuati studi che permettono di comparare la situazione di imprese industriali di ciascun paese, e questa visione in una prospettiva europea è naturalmente ricca di insegnamenti. Tra l’altro, è stato costituito un Comitato europeo delle Centrali dei Bilanci al fine di approfondire le questioni metodologiche.
A partire dal 1993, la Banca di Francia ha deciso di andare ancora più avanti nel suo approccio alle imprese introducendo una nuova dimensione nelle sue analisi: la strategia attraverso la nostra inchiesta SESAME. Questo nuovo angolo di osservazione passa attraverso la costituzione di una base dati qualitativa. In due anni, è stato costituito un campione di 4.000 imprese, in maniera da coprire l’intero settore industriale. Le informazioni sono raccolte, da personale della Banca di Francia appositamente addestrato, nel corso di colloqui diretti con la dirigenza delle imprese. Il questionario, standardizzato, riguarda specificatamente il modo di prendere le decisioni nell’impresa, la percezione dell’ambiente, gli obiettivi perseguiti, i vantaggi concorrenziali sviluppati, il loro modo di essere messi in pratica, le scelte organizzative interne dell’impresa. Questa base dati, relativamente giovane, è complementare della Centrale dei bilanci.
 
2. La Banca di Francia e le imprese: un sistema di informazione divenuto strumento di supporto alla gestione per banche e imprese
Per alimentare le basi dati di cui ha bisogno per esercitare le sue funzioni, la Banca di Francia è portata a sollecitare sia gli istituti di credito che le imprese. In cambio, fa loro beneficiare delle economie di scala, delle sinergie e degli strumenti di analisi sviluppati attraverso l’integrazione di diverse fonti informative.
2.1. – L’informazione fornita agli istituti di credito
La banca dati FIBEN, nella quale è registrata la classificazione delle imprese, è stata progressivamente aperta agli operatori bancari ed ha così assunto il ruolo di un effettivo centro informativo. FIBEN fornisce alle banche tutte le informazioni necessarie per permettere loro di procedere loro stesse alla classificazione dei crediti nei confronti delle imprese.
La crescita del numero di consultazioni registrate è costante – dal 5 al 10% per anno – e corrisponde ad un volume di 90.000 collegamenti al giorno nei periodi di punta. Una performance tanto più positiva, visto che l’anno scorso il mercato delle informazioni commerciali è risultato stazionario (il 95% delle agenzie francesi sono oggi clienti del FIBEN).
Esistono comunque sul mercato numerose altre fonti d’informazione sulle imprese. Se le banche mostrano un tale interesse per FIBEN, è sicuramente in ragione delle informazioni confidenziali ed esclusive che questo propone. La base dati dà informazioni in effetti su più di due milioni e mezzo di imprese e su un milione e seicento dirigenti.
Al di là di una semplice base descrittiva (coordinate dell’impresa, nomi dei responsabili, ecc….) FIBEN contiene, in effetti, due schede il cui interesse è evidente per tutti i decisori di credito: la scheda dei pagamenti irregolari e la scheda dei rischi. Se gli "insoluti" e "i rischi in essere" sono sicuramente i punti forti di FIBEN, ciò che contraddistingue la banca dati della Banca di Francia sono l’aggiornamento frequente e l’affidabilità delle informazioni. L’aggiornamento è frequente, in quanto attuato ogni giorno dalle filiali della Banca di Francia, a contatto diretto con le imprese. L’affidabilità è ugualmente garantita dal fatto che la registrazione dei dati finanziari – dati di bilancio per esempio – è sempre preceduta da un controllo di coerenza.
La convergenza di questi elementi esclusivi dà a FIBEN un importante vantaggio: la divulgazione delle informazioni è riservata al solo settore bancario.
Forte del suo successo commerciale, la centrale FIBEN continua ad innovarsi, l’architettura delle basi dati è attualmente oggetto di una profonda trasformazione. Vengono in particolare sviluppate prestazioni di servizio, che permettono alle banche di scaricare da FIBEN quotidianamente interi sotto-insiemi (numerose decine di migliaia di imprese) per aggiornare le proprie banche dati. La Banca di Francia propone da marzo 1998, fino all’introduzione di Internet (2001), un prodotto che autorizza le banche ad interrogare on-line la centrale FIBEN per aggiornare in tempo reale le proprie base dati.
 
2.2. – L’informativa fornita alle imprese
La Banca di Francia comunica a ciascuna impresa la classificazione ad essa assegnata. Questa è spesso l’occasione di un dialogo approfondito e di arricchimento per il rappresentante della filiale della Banca di Francia incaricato ed il responsabile dell’impresa. Dialogo che incoraggiamo e che riguarda un numero sempre maggiore di imprese.
La Banca di Francia si è sforzata di sviluppare un effettivo rapporto di collaborazione con le imprese restituendo loro un’informativa che incorpora un alto valore aggiunto in cambio del loro contributo. E’ così che gli aderenti alla Centrale dei bilanci ricevono un fascicolo di risultati settoriali e un dossier di analisi finanziaria che riclassifica i loro conti sulla base di una metodologia di analisi ricca di informazioni per i suoi utilizzatori, soprattutto perché rende possibile il confronto con "ratios" di settore.
L’elaborazione e la restituzione all’impresa di un dossier individuale aprirà un nuovo ruolo per la Banca di Francia nel supporto alla gestione, ruolo che si è sviluppato soprattutto nei confronti delle piccole e medie imprese; in questa prospettiva, abbiamo elaborato strumenti di analisi che permettono di andare più lontano rispetto al dossier individuale d’impresa e di proporre un vero e proprio diagnostico. E’ così che è stata sviluppata la gamma GEODE, prestazione che si poggia su un sistema esperto facente capo all’elaborazione di un bilancio economico e finanziario, arricchito da moduli di simulazione finanziaria.
La Banca di Francia è dunque in grado di proporre alle imprese tutto un insieme di prestazioni ad alto valore aggiunto. Queste prestazioni si iscrivono in un processo di sostegno alla gestione delle imprese che la Banca di Francia intende sempre esercitare nel quadro della sua missione d’interesse generale di prevenire le situazioni di difficoltà delle imprese.
 
3. Conclusione: La Banca di Francia e le imprese: la conferma di una relazione privilegiata nel quadro dell’Unione Monetaria Europea
Il 1999 è stato segnato dall’avvio dell’Unione Monetaria Europea e dall’introduzione della moneta unica; in qualità di banca centrale – membro del futuro Sistema Europeo delle Banche Centrali (SEBC) – la Banca di Francia deve adattare la sua organizzazione logistica per poter partecipare alle operazioni in euro.
In effetti, il ricorso al credito accordato dal SEBC per la messa in opera della sua politica monetaria è ovviamente ben combinato con garanzie appropriate; globalmente, il dispositivo distinguerà due categorie di garanzie trasferibili:
Così, il sistema deciso dalla Banca Centrale Europea (BCE) mira ad assicurare un’eguaglianza di trattamento tra i titoli di debito pubblico e privato, pur riconoscendo la diversità delle situazioni e delle pratiche nazionali.
Tuttavia, per poter essere ammessi dai nostri partner europei nella lista delle garanzie di livello 2 e rispettare così il principio secondo il quale tutte le istituzioni finanziarie – quale che sia il loro paese di origine – potranno avere accesso a questa modalità di copertura, la procedura di smobilizzo e le garanzie apportate dovranno assicurare la massima certezza giuridica.
Il consolidamento della prassi francese presenta molteplici vantaggi:
Tenuto conto di questi differenti elementi, comprenderete la nostra pretesa di credere che "un’impresa quotata 3, è solida quanto un titolo di stato a dieci anni."
 
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Situazione e prospettive del leasing immobiliare in Italia
Intervento al Convegno Leaseurope di Graziano Falcone, Vice Presidente e Presidente della Commissione Immobiliare Assilea, al Convegno Leaseurope di Parigi del 10-12 ottobre 1999


Nel leasing finanziario il segmento immobiliare ha fatto registrare in Italia nel 1998 un eccezionale sviluppo, raggiungendo il valore complessivo, in termini di nuovi contratti stipulati, di 5,6 miliardi di Euro (Lit.10.852 miliardi) corrispondente ad una crescita del 70,0% sull’anno precedente.
Nel 1999 la crescita sta continuando ad un ritmo sempre sostenuto (+41,7% al mese di giugno), tanto che si può affermare di essere di fronte ad un vero e proprio boom del leasing immobiliare italiano, che è venuto così a trovarsi sorprendentemente in vetta alle speciali classifiche di settore redatte dalla nostra associazione europea, Leaseurope.
Per meglio percepire il fenomeno e cercare di scoprirne le ragioni, è opportuno allargare il campo di osservazione e confrontare l’evoluzione italiana con quella del resto d’Europa, prendendo come base, principalmente, i dati pubblicati da Leaseurope per l’Europa e da Assilea per l’Italia.
Pur essendo noti i limiti derivanti da una certa disomogeneità nella serie di rilevazioni, dovuta a criteri nazionali talvolta non del tutto convergenti, a problemi di cambio delle divise ed al variare dei soggetti rilevati, ritengo tuttavia le evidenze ricavabili dall’analisi sufficientemente significative del fenomeno in atto.
Osservando il volume dei nuovi contratti di leasing immobiliare stipulati in Italia anno per anno, a partire dal 1990 (grafico n.1), si può notare una marcata crescita che parte, sia pure attraverso un percorso discontinuo contraddistinto da picchi (il 1991, il 1995 e il 1998) e da fasi di riflessione, da un volume complessivo di 1,4 miliardi di Euro del 1990 per giungere appunto a 5,6 miliardi di Euro del 1998, con una crescita nel periodo del 288,2%.
Osservando, per lo stesso periodo, il grafico n.2 relativo alle percentuali di sviluppo di ogni anno rispetto al precedente, si percepisce più chiaramente il percorso di marcata crescita, sia pure attraverso picchi e rallentamenti; sta di fatto che il trend del decennio è fortemente positivo, con un tasso di crescita medio annuo del 18,1% e il 1999 si annuncia ancora fortemente positivo (+41,7%al mese di giugno), seppure inferiore al picco del 1998.
L’analoga serie di dati relativa al mercato europeo, calcolata sui valori rilevati da Leaseurope dai quali abbiamo ritenuto opportuno sottrarre il dato relativo all’Italia, mostra un andamento che chiamerei di "lento risveglio" dopo la forte caduta del 1991 (-20,7%).
Attraverso questo percorso di moderata ripresa, il volume totale del 1998, pari a 13,4 miliardi di Euro, ha quasi raggiunto quello di inizio decennio (14,7 miliardi di Euro), permanendo tuttavia un divario ancora da colmare di 1,3 miliardi di Euro (-8,6%).
A questo punto siamo in grado di fare un confronto tra l’andamento dei tassi di sviluppo cumulati anno per anno dal 1990 al 1998, fatti registrare dal mercato europeo, Italia eccettuata, e dal mercato italiano (grafico n.4).
Il confronto tra i due sentieri di sviluppo mette in evidenza un andamento fortemente divergente, accentuatosi a partire dal 1994, per arrivare al gap impressionante del 1998, anno nel quale l’Italia fa registrare un vero e proprio boom, raggiungendo quota +288,2% d’incremento cumulato, mentre il resto d’Europa, pur attraverso apprezzabili recuperi, resta ad un –8,6%.
E’ interessante ora valutare con precisione il peso che il mercato del leasing immobiliare italiano riveste in Europa, misurandone la quota relativa. Com’è rilevabile dal grafico n.5 la quota dell’Italia cresce di oltre tre volte, passando dal 9% del 1990 al 29,5% del 1998 attraverso le punte del 1991, del 1995 e del 1998 e le fasi di consolidamento del 1992-94 e del 1996-97.
Vediamo ora quale parte del mercato complessivo del leasing ricopra il settore immobiliare, rispettivamente in Italia ed in Europa.
Il grafico n.8, utilizzando stime dell’Associazione Nazionale Costruttori Edili, mostra l’incidenza delle nuove costruzioni non residenziali realizzate in Italia per conto di società di leasing negli anni 1997 e 1998 (non è stato possibile purtroppo, per indisponibilità dei dati, andare più indietro nel tempo con la ricerca).
Si può notare che nel 1998 l’indice di penetrazione del leasing sulle nuove costruzioni di tipo non residenziale raddoppia, passando dal 4,4% del 1997 all’8,3% del 1998. Il ruolo di questo particolare strumento finanziario, che viene per sintesi chiamato dagli operatori italiani "leasing costruendo", può essere considerato, come si vedrà più avanti, uno dei fattori più significativi per interpretare e spiegare i motivi alla base dello sviluppo del comparto.
Analizzando l’evoluzione dei nuovi contratti stipulati nel settore immobiliare più nel dettaglio, si possono evidenziare alcune delle particolarità che sono venute caratterizzando il settore negli ultimi anni, quali:
In effetti nel 1997 sono stati stipulati in Italia n.7.385 contratti di leasing immobiliare, per un valore complessivo di 3,3 miliardi di Euro: i contratti di valore unitario superiore a 2,58 milioni di Euro (corrispondenti a Lit.5 miliardi, che è la classe d’importo rilevata da Assilea) sono stati n.157, pari al 3,1% del numero dei contratti immobiliari stipulati. Nel 1998 il numero totale è salito a n.301 con un incremento del +91,7%, mentre il valore complessivo è stato di 2,25 miliardi di Euro con un incremento del 133,8%.
Il grafico n.9 mostra, all’interno del comparto immobiliare, i dati relativi ad operazioni di leasing finanziario perfezionate su immobili già costruiti. Si può notare il forte incremento del valore complessivo, passato da 594,65 milioni di Euro del 1997 a 1.287,94 milioni di Euro del 1998 con un incremento del 116,6%, mentre il valore medio unitario passa da 6,26 milioni a 7,00 milioni di Euro, con un incremento dell’11,8%
Il grafico n.10 mostra i dati relativi ad operazioni di leasing immobiliare su beni da costruire od in corso di costruzione (leasing costruendo). La crescita del volume complessivo è ancora più consistente, passando da 369,78 milioni di Euro del 1997 a 966,55 milioni di Euro del 1998 con un incremento del +161,3%. Analizzando la composizione dello stipulato per fasce d’importo (grafico n.11) si possono apprezzare più chiaramente le dinamiche emerse nel corso del 1998: il peso relativo delle operazioni di taglio superiore a 2,6 mln di Euro (pari a Lit.5 Mld) è passato dal 27% al 36% per i contratti su immobili costruiti e dal 35% al 48% per i contratti su immobili da costruire: questa osservazione indica come il mercato italiano del leasing immobiliare si stia spostando verso operazioni di importo sempre più rilevante e verso operazioni caratterizzate da più elevato contenuto di servizio; si vengono affermando in sostanza prodotti più evoluti.
Il fatto che negli ultimi anni si sia assistito ad un forte incremento delle operazioni di taglio unitario rilevante (big ticket) non è dipeso solamente da un cambiamento dal lato della domanda, ma è stato anche una conseguenza della consistente evoluzione che ha caratterizzato il mercato italiano del leasing dal punto di vista dell’offerta, in particolare per effetto del processo di concentrazione da un lato e di specializzazione dall’altro.
In Italia, infatti, il mercato del leasing ha vissuto negli ultimi anni, soprattutto in conseguenza di quanto avveniva all’interno del sistema bancario, processi di intensa concentrazione che hanno portato le prime società del settore a confermare in maniera sempre più evidente la propria leadership in un mercato connotato da segnali di vicina maturità.
In effetti negli ultimi cinque anni, per il settore immobiliare, la quota di mercato detenuta dalle prime 10 società è passata dal 52,9% al 65,1% (grafico n.12). Analogo fenomeno ha interessato anche gli altri comparti: l’indice di concentrazione per il mercato del leasing nel suo complesso passa infatti dal 43,8% al 56,5%.
Guardando più da vicino il gruppo delle dieci società italiane di leasing che hanno realizzato il maggior volume di affari nel 1998 nel comparto immobiliare (grafico n.13), notiamo che tutte sono controllate da gruppi bancari, Comit a parte che opera direttamente sul mercato del leasing con una propria divisione ed è, forse non casualmente, l’operatore che ha fatto registrare il più elevato incremento sull’anno precedente (+273%).

Comit opera quasi esclusivamente nel comparto del leasing immobiliare, dove realizza l’80% del proprio volume d’affari e si distingue, rispetto agli altri operatori, realizzando il più elevato importo unitario per operazione, precisamente 3,8 milioni di Euro.
Tutto ciò è significativo del ruolo largamente predominante che le banche hanno acquisito nel settore leasing in generale e nel settore leasing immobiliare in particolare, non solo come azionisti di controllo (quando non direttamente attivi come nel caso già visto di Comit o di Monte Paschi) e come finanziatori delle società di leasing "indipendenti".
Il ruolo delle banche è fortemente cresciuto in questi anni anche nella distribuzione dei prodotti leasing.
In mancanza di rilevazioni ufficiali sul fenomeno, possiamo far riferimento ad una ricerca sul leasing condotta nel 1997 presso l’Università di Pavia nella quale si afferma: "Dai dati relativi alla rete distributiva delle società di leasing intervistate emerge come lo sportello bancario rappresenti in assoluto il canale distributivo principale: sette operatori su dodici sviluppano più dell’85% della propria attività attraverso questo canale"; altri tre sviluppano, attraverso il canale bancario, un volume di vendite compreso tra il 35% e il 60%, mentre solo due operatori utilizzano canali alternativi, cioè la rete dei concessionari auto e dei produttori di macchinari.
La "bancarizzazione" del leasing in Italia costituisce dunque un evento di rilievo per il settore, portatore di notevoli cambiamenti dal lato offerta.
Il processo di concentrazione e la progressiva "bancarizzazione" sono fenomeni che hanno giovato al settore leasing anche attraverso il conseguimento di una maggior stabilità ed attraverso il rafforzamento degli strumenti di analisi e di controllo dei rischi, in ultima analisi attraverso un netto miglioramento di standing per il settore; ciò è stato indubbiamente favorito dal recepimento nell’ordinamento italiano (D.L. n.481 del 14 dicembre 1992 e D.L. n.385/93) della IIa Direttiva Comunitaria in materia creditizia (CEE n.89/646) ed il conseguente ingresso del settore leasing nel novero degli intermediari creditizi sottoposti alla vigilanza della Banca d’Italia: avvenimento certamente fondamentale, ma talmente noto a questo consesso da poterne evitare la trattazione, essendo sufficiente evocarne, doverosamente, almeno il titolo e l’importanza.
La "bancarizzazione" del leasing ha contribuito altresì a migliorare l’immagine del prodotto leasing in generale, e nei confronti delle grandi imprese in particolare, ed a determinare una maggiore capacità di penetrazione delle società di leasing, in collaborazione con le reti bancarie, nei confronti proprio di quel tipo di clientela interessata a finanziare investimenti immobiliari di importo elevato e caratterizzati da un certo grado di complessità. Negli ultimi anni, quindi, le società di leasing hanno saputo proporsi come interlocutori autorevoli ed affidabili non solo per la clientela tradizionale ma anche per un segmento di mercato prima poco attratto dalla proposta del leasing.
Proprio l’emergere di questo segmento di clientela spiega l’incremento del numero e dell’importo medio delle operazioni immobiliari di taglio importante (big ticket immobiliari).
A questa domanda qualificata le società di leasing italiane hanno fatto fronte apportando decisi miglioramenti alla propria struttura patrimoniale, organizzativa, tecnica e distributiva; anche grazie alle maggiori dimensioni acquisite, hanno potuto attrezzarsi sviluppando nuove competenze distintive, migliorando l’offerta ed innovando processi e prodotti; infine; migliorando la propria dotazione patrimoniale, un numero crescente di società di leasing si è rivelata in grado di soddisfare la richiesta emergente di operazioni di grande importo unitario.
L’accresciuta dimensione del mercato potenziale è stata a sua volta un elemento di accelerazione e di sostegno degli investimenti delle società di leasing per la messa a punto di nuovi prodotti ad alta componente di servizio, che va ad aggiungersi alla componente finanziaria tradizionale.
Gli utilizzatori di leasing immobiliare hanno mostrato, infatti, di apprezzare anche il contenuto di servizio incluso in un’operazione complessa come il "leasing costruendo": la società di leasing si fa carico di numerose incombenze sollevando l’utilizzatore totalmente o parzialmente dai relativi rischi, curando tutti gli aspetti tecnici ed amministrativi che debbono essere compiuti per giungere all’utilizzo economico di un fabbricato.
Conferma del valore generato per il cliente da tale attività gestionale ed operativa delle società di leasing viene dai dati relativi ai volumi stipulati su immobili da costruire ("leasing costruendo").
Questo tipo di contratto è caratterizzato infatti da alcuni punti di forza che lo differenziano rispetto alle operazioni di leasing su immobili costruiti, incrementandone il contenuto di servizio:
Un settore in cui questi vantaggi sono particolarmente sensibili riguarda il rispetto della complessa normativa sulla sicurezza nei cantieri recentemente introdotta in Italia con Legge n.494/1996;
Questo tipo di caratteristiche comporta valutazioni di segno inverso dal punto di vista delle società di leasing, che non sembrano peraltro aver trasferito nei prezzi i maggiori costi.
Nei contratti su immobili da costruire, infatti, le società di leasing:
Tornerò sul punto tra poco, in conclusione di questa relazione.
Soffermandoci ora alle evidenze numeriche del grafico n.14, notiamo la crescente importanza di questa tipologia contrattuale: il confronto tra 1997 e 1998 vede i contratti stipulati su immobili da costruire ("leasing costruendo") raddoppiare di valore (+92,5%) a fronte di un +54,4% del mercato del leasing immobiliare tradizionale (immobile "costruito").
Come possiamo notare dal grafico n.15 la quota del settore immobiliare sul leasing italiano è cresciuta dal 25,9% del 1997 al 32,5% del 1998. Al suo interno il segmento "costruendo" è cresciuto dal 32% del 1997 (primo anno per il quale disponiamo di rilevazioni ufficiali per questa tipologia) al 36,3% del 1998.
Accanto alle dinamiche fin qui evidenziate, altri fattori, di tipo più strettamente finanziario hanno contribuito a determinare questo incontro fra offerta di più alta qualità e domanda delle aziende più importanti e quindi lo sviluppo del leasing immobiliare in Italia.
In primo luogo, infatti, il consolidamento del progetto di moneta unica europea e quindi l’ingresso dell’Italia nell’area Euro hanno determinato una riduzione generalizzata dei tassi.
In effetti, come si può notare dal grafico n.16, si è avuta una discesa spettacolare dei tassi in Italia; il tasso medio di rendimento dei Buoni del Tesoro è sceso nel 1998 al 4,92% annuo, meno della metà del tasso medio di rendimento del 1995 (esattamente il 41,2%). Il duro percorso di convergenza verso i parametri di Maastricht compiuto dall’Italia tra il 1995 ed il 1998 ha portato non solo alla riduzione delle rendite, ma anche ad una generalizzata riduzione dei tassi praticati alle imprese, ciò che ha ridotto il costo del loro debito, migliorandone l’efficienza ed incentivando il ricorso a mezzi di terzi per il finanziamento degli investimenti fissi tra i quali, ciò che qui interessa, degli immobili a destinazione d’impresa.
In effetti, secondo i dati rilevati dalla Banca d’Italia, i tassi medi praticati alle imprese per operazioni a medio-lungo termine si sono più che dimezzati, scendendo dall’11,44% del 1995 al 6,22% del 1998.
Analogamente, come ci mostra il grafico n.17, si sono praticamente dimezzati anche i tassi medi praticati su operazioni immobiliari dalle società di leasing; secondo le rilevazioni campionarie di Assilea essi sono scesi dal 13,12% del 1995 al 6,54% del 1998. Lo sforzo di adeguamento delle società di leasing italiane è stato veramente notevole, determinando l’avvicinamento dei tassi praticati dalle società di leasing per contratti immobiliari ai tassi praticati dal sistema bancario per erogazioni a M/L termine a favore delle imprese.
Il grafico n.18 mostra infatti una caduta di oltre cinque volte del differenziale che esisteva tra tassi sui prestiti a medio-lungo termine praticati dalle banche nel 1995 e tassi praticati dalle società di leasing immobiliare: dall’1,68% del 1995 allo 0,32% del 1998. E’ inoltre probabile che a questo scarto medio corrispondano offerte per operazioni di rilievo nelle quali il differenziale tra le due forme di finanziamento sia nullo o addirittura negativo.
Il miglioramento della competitività del leasing nei confronti di altre forme di finanziamento, in particolare i mutui ipotecari, ha fatto sì che le aziende si potessero basare, per prendere le proprie decisioni in materia di finanziamento degli investimenti immobiliari, su fattori che erano altrimenti relegati ad un ruolo marginale, come i citati vantaggi del prodotto in termini di servizio fornito e la relativa convenienza del leasing in termini fiscali.
Da questo punto di vista il contratto di leasing immobiliare nel sistema italiano è competitivo rispetto ad altre forme di acquisizione degli immobili, quali il mutuo ipotecario o il finanziamento diretto: in particolare offre la possibilità di un sistema di ammortamento accelerato che fa riferimento ai canoni del contratto di leasing, come si dimostra con le schede che seguono (grafici 19 e 20).
Questi aspetti hanno avuto maggiore rilevanza per aziende che hanno saputo dotarsi di una e vera e propria pianificazione di tipo fiscale e quindi, in particolare, le grandi aziende, precedentemente poco attratte dal leasing.
Si può dunque sostenere che il forte sviluppo del leasing immobiliare trova giustificazione in alcuni cambiamenti di rilevante impatto intervenuti nel settore, che hanno costituito veri e propri fattori di successo che possiamo sinteticamente rappresentarli nel grafico n.21.
Le osservazioni fin qui fatte sullo sviluppo del leasing immobiliare in Italia inducono alcune riflessioni sulle prospettive per il futuro (grafico n.22).
Innanzi tutto sembra esserci ulteriore spazio di crescita:
Per quanto riguarda, invece, la redditività delle operazioni, è probabile che la netta tendenza al ribasso fin qui registrata si inverta. Le società di leasing, infatti, cominciano a rilevare nei consuntivi e nei budget il peso crescente di impieghi a spread fin troppo sacrificati mentre i gruppi bancari di riferimento pongono sempre maggiore attenzione alla remunerazione del capitale: si attende perciò una graduale revisione delle condizioni economiche offerte alla clientela.
Concludendo, ritengo si possa affermare che gli operatori del leasing immobiliare in Italia abbiano saputo superare le difficoltà indotte dai grandi mutamenti di scenario intervenuti nell’economia italiana nell’ultimo decennio, trasformandole in vere e proprie opportunità di sviluppo.
Attraverso un profondo lavoro di revisione delle strutture tecniche e professionali, dei processi produttivi, degli assetti azionari, hanno saputo conquistarsi un proprio e ritengo duraturo spazio quali finanziatori affidabili ed elettivi non solo delle piccole imprese, com’era tradizione, ma anche delle medie e grandi aziende, che fanno ricorso in misura crescente al leasing per la realizzazione di immobili strumentali all’esercizio d’impresa, traendone una serie di vantaggi.
Il leasing si è confermato dunque creatore di valore, un fattore positivo ed acceleratore dello sviluppo economico del Paese, e come tale meritevole di considerazione appropriata, che l’Autorità di Vigilanza italiana ha prontamente e concretamente riconosciuto.
Per i prossimi anni è prevedibile un’ulteriore crescita del leasing immobiliare in Italia anche se, ed è perfino auspicabile, più graduale e consolidata di quella degli ultimi anni del millennio; certamente l’Italia continuerà a far parte dei protagonisti del leasing in Europa.

Nota metodologica

I dati relativi al mercato europeo sono forniti da Leaseurope, mentre le rilevazioni per l’Italia fanno riferimento ad Assilea.

Per quanto riguarda la possibilità di analizzare i dati a livello europeo, va rilevato quanto segue:

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COEFFICIENTE DI PONDERAZIONE RIDOTTO SUL LEASING IMMOBILIARE: DA DOVE NASCE LA RITROSIA DELLA BANCA D'ITALIA….



Nulla nasce dal nulla e, anche se la cosa proprio non ci va giù, ci stiamo sforzando di capire per quale motivo la Banca d'Italia si sta dimostrando così restia ad estendere anche alle banche la piena applicazione del coefficiente di ponderazione del 50 % (anziché del 100%) alle operazioni di locazione finanziaria immobiliare. In effetti, si tratta di una resistenza poco comprensibile per il nostro settore che, numeri alla mano, ha registrato dall'inizio della propria storia (ormai ultradecennale) sino ad oggi basse percentuali di perdita sul portafoglio delle operazioni immobiliari. E questo nonostante nella prima metà degli anni ottanta si sia verificata una forte caduta delle quotazioni immobiliari che certamente ha duramente messo alla prova l'argine protettivo che la proprietà dell'immobile offre alle - in qualche misura inevitabili ed imprevedibili - ondate congiunturali delle insolvenze della clientela. Anzi, proprio i numeri di una recente indagine condotta dall'Associazione con un ristretto ma qualificato campione di "banche-leasing" confermano non solo la bassa rischiosità delle operazioni di leasing immobiliare in genere (frutto della finalità tipicamente strumentale e non speculativa degli investimenti immobiliari realizzati in leasing), ma persino che la rischiosità delle operazioni su immobili "industriali" (al momento ponderati ancora al 100 %) è addirittura leggermente inferiore a quella degli immobili "commerciali o ad uso ufficio" (ponderati al 50 %); fenomeno quest'ultimo presumibilmente dovuto alla minore sensibilità dei valori di mercato degli immobili "industriali" rispetto a quelli "commerciali o per uffici" alle vicende congiunturali verificatesi sul mercato immobiliare.
Di fronte a questa situazione che, al di là delle statistiche e dei numeri, gli operatori leasing conoscono bene nel proprio vissuto quotidiano, la Banca d'Italia però continua a "nicchiare". Ma da dove nascono le perplessità dell'Autorità di Vigilanza? Ebbene forse la risposta è tutta in un brevissimo paragrafo, quasi sperduto ed insignificante nell'ambito di un ponderoso documento pubblicato dal Comitato di Basilea nel giugno scorso; un documento strategico di portata storica, a cui ha dato risalto persino l'Economist, e che apre per la prima volta ad un nuovo sistema di definizione dei requisiti patrimoniali minimi basato su tecniche di rating e di modelli interni di controllo dei rischi. Questo piccolo, "sperduto" paragrafo si riferisce al trattamento da riservare - secondo le metodologie tradizionali dei requisiti minimi patrimoniali definite nell'accordo del 1988 - ai prestiti garantiti da ipoteca su immobili. In esso si afferma: Considerato che in numerosi paesi i prestiti garantiti da immobili commerciali sono stati una causa ricorrente di deterioramento della qualità degli attivi del settore bancario degli ultimi decenni, il Comitato ritiene che le ipoteche su immobili non commerciali non giustifichino, in linea di principio, una ponderazione dei prestiti diversa dal 100%. Laddove per "commerciali" ci si riferisce probabilmente a tutti gli immobili non "residenziali" visto che per questi ultimi (i "residenziali") il Comitato propone il mantenimento della ponderazione ridotta al 50 % (ma la cosa, come è noto, non interessa al nostro settore che non è presente - almeno in Italia - sull'abitativo).
Poiché dunque il Comitato di Basilea non si è espresso esplicitamente sulle operazioni di leasing immobiliare e visto che molto spesso le normative bancarie nazionali hanno - ancorché a nostro avviso impropriamente - interpretato gli orientamenti da applicare al leasing immobiliare nell'ottica indicata per il comparto ipotecario, tutto fa pensare che siano proprio queste le preoccupazioni principali che tingono di scuro gli atteggiamenti, già per definizione sempre cauti, dell'Autorità di controllo.
La vera "battaglia" ideologica da condurre resta quindi ancora una volta il giusto apprezzamento delle specificità del mercato del leasing immobiliare che non può certo essere sovrapposto o confuso con quello ipotecario, non solo per il differente contenuto cauzionale del titolo di proprietà rispetto alla garanzia ipotecaria, ma anche per le differenti finalità economico-funzionali del prodotto leasing e per il differente target merceologico della nostra clientela.
Una battaglia che l'Assilea, sia a livello nazionale che europeo, non si stancherà comunque di combattere…
 
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I FONDI DI GARANZIA APRONO AL LEASING: la pari dignità del prodotto e degli operatori dischiude nuove opportunità e nuove sfide
Pubblichiamo qui di seguito l'intervento del nostro Presidente Dattolo, intervenuto al Convegno sul nuovo Fondo di Garanzia gestito dal Mediocredito Centrale, organizzato dall'ABI il 24 novembre presso la sala convegni del SanPaolo-IMI. e presieduto dal Ministro dell'Industria Bersani.
 
Alcuni brevi ma doverosi ringraziamenti: anzitutto all'ABI, non solo che per avermi invitato a questo prestigioso convegno, ma soprattutto perché è stato il nostro più fedele alleato nella battaglia che da sempre vede impegnata l'Assilea nel raggiungimento di una piena parità competitiva sia fra le diverse categorie di operatori leasing (siano essi banche o intermediari finanziari), sia fra il prodotto leasing e le altre modalità di realizzazione degli investimento delle imprese.
E un ringraziamento altrettanto caloroso va al Ministero dell'Industria ed al Medio Credito Centrale che, sin dai primi contatti, hanno dimostrato la propria piena disponibilità ad aprire il Fondo di Garanzia anche alla locazione finanziaria ed agli Intermediari Finanziari leasing, intuendo così prima del tempo la posizione ufficiale che sarebbe poi stata assunta dal Legislatore con il decreto legislativo n. 342 dell’agosto scorso di modifica al testo unico bancario.
Il decreto del Ministero dell’Industria di cui qui si discute rappresenta anche per il settore che qui rappresento una novità di grande rilievo…direi con una iperbole quasi la "scoperta di un nuovo mondo".
La facoltà di accesso al Fondo di Garanzia per le Piccole e Medie Imprese gestito dal Mediocredito Centrale finalmente estesa anche agli intermediari finanziari è indubbiamente una evoluzione attesa e in un certo senso già anche anticipata, che corona una lunghissima marcia che il settore ha iniziato molti anni fa.
Ma la vera grande innovazione che ne è alla base è quella introdotta dall’articolo 21 del decreto legislativo 342/99 che aggiungendo il 7° comma all’art. 107 del T.U. del credito ha esteso anche agli intermediari finanziari iscritti all’elenco speciale di cui allo stesso art. 107 la facoltà di concedere finanziamenti sotto qualsiasi forma quindi anche la locazione finanziaria, ai sensi del nuovo art.47, che regolamenta l'operatività delle banche nel campo del credito agevolato.
E’ evidente dalla lettura dei testi la volontà del legislatore di equiparare banche e intermediari finanziari vigilati anche ai fini delle operazioni agevolate ponendoli sullo stesso piano sia nella erogazione che nella gestione dei fondi pubblici.
Ne deriva probabilmente anche una possibilità di leggere in chiave retroattiva le disposizioni applicandole a leggi che sembrerebbero a prima vista non prevedere una equiparazione degli intermediari finanziari con le banche. Occorrerà comunque rileggere con attenzione i testi legislativi cercando di ottenere, laddove possibile, l’estensione della volontà manifestata dal legislatore nella enunciazione del principio di equiparazione ovvero quanto meno di impostare le nuove operatività alla luce del mutato contesto. Mi riferisco in particolare alla L.488 che manterrà in vigore fino al 2001 le convenzioni in essere con le banche cui è affidata in esclusiva l'istruttoria delle pratiche.
Va anche detto in questa occasione come ho accennato poco fa, che già in tale direzione si erano tempestivamente mossi alcuni enti ed in particolare il Mediocredito Centrale che intuendo l’evoluzione legislativa ha da subito aperto il Fondo di Garanzia anche agli Intermediari Finanziari iscritti nell’elenco speciale di cui all’articolo 107.
La decisione precede di soli pochi giorni l’altrettanto storica apertura al leasing da parte del Fondo Centrale di Garanzia gestito da Artigiancassa.
Tale riconoscimento dato alle società di leasing va anche nella direzione che il mercato ha già da tempo di fatto manifestato di apprezzare. In particolare le piccole e medie imprese hanno sempre dato forti segnali di gradimento per la locazione finanziaria come mezzo di realizzazione dei propri investimenti produttivi. La locazione finanziaria fa parte a buon diritto della gamma di prodotti finanziari offerti alle imprese per fruire dei contributi pubblici nelle varie forme disponibili.
L’esteso utilizzo di tale strumento di finanziamento da parte delle piccole e medie imprese in particolare è testimoniato dai valori riscontrati. La penetrazione del leasing – cioè la percentuale degli investimenti realizzati dalle imprese private mediante operazioni di locazione finanziaria – è stata nel 1998 del 16.1%, mentre nel settore specifico delle piccole imprese è stata del 45% e del 27% per le medie imprese. Si tratta di dati che fanno riflettere, ancor di più se si pensa che sempre per le piccole imprese in uno studio del Mediocredito Centrale del 1997 il leasing rappresentava il secondo strumento di finanziamento degli investimenti dopo l’autofinanziamento.
La crescita del settore della locazione finanziaria in Italia è continuata anche nel 1999 e dovrebbe proseguire anche nel 2000 secondo alcune recenti proiezioni, e certamente i coefficienti di penetrazione subiranno dunque ulteriori incrementi.
Anche riferendoci ai soli investimenti realizzati con contratti di leasing nell’ambito dei finanziamenti agevolati, in una situazione normativa non sempre favorevole, si registrano valori di tutto rispetto. A titolo solo esemplificativo basterà ricordare che l'indice di penetrazione del leasing sul totale delle operazioni agevolate Artigiancassa è stato nel 1998 pari al 40%, come rilevato dalla stessa Artigiancassa.
Questa innovativa apertura alla locazione finanziaria per l'accesso al fondo di garanzia gestito dal MCC pone il nostro settore di fronte ad una sfida - direi quasi - "culturale". Benché in passato non ci fosse la possibilità tecnica di accedere a questi fondi di garanzia pubblici, va infatti osservato che non è nella cultura del leasing accentuare la "tranquillità" di un'operazione di impiego attenuandone il rischio con il ricorso ad un fondo di garanzia. Anzitutto per l'estrema celerità nel perfezionamento delle operazioni di leasing, che evidentemente mal si concilia con i tempi tecnici connessi - specie in passato - alle procedure "burocratiche" di ammissione delle operazioni da garantire e di liquidazione delle perdite. Ed in tal senso, per inciso, vanno apprezzati i grandi miglioramenti introdotti in termini di semplificazione e di efficienza in questa nuova "generazione" di fondi. Ma al di là degli "attriti" tecnico-procedurali che mano a mano si stanno rimuovendo, credo che il settore del leasing abbia proprio una "naturale" ritrosia a farsi carico - o comunque a caricare le operazioni - di costi ulteriori per l'acquisizione di garanzie a copertura di un rischio che - sino ad oggi - ha considerato strategico gestire nella sua interezza. Si tratta quindi di cominciare ad entrare in una nuova logica di tipo "assicurativo" che - a mio avviso - può senz'altro dare importanti risultati per una più efficiente allocazione dei rischi di credito. Specie quando, come il caso di cui stiamo oggi parlando, la natura pubblica del fondo ha proprio la finalità di rendere più conveniente l'accesso ed il costo di questa garanzia rispetto all'onere teorico della rischiosità del sistema. Sono comunque convinto che il nostro settore non mancherà certo di cogliere queste nuove opportunità di sviluppo.
Grazie.
 
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BIBLIOGRAFIA
"Il credito al consumo" G.Roddi, Ed. Etas libri Milano 1999


È di recente uscito nelle librerie, edito da Etas libri, "Il credito al consumo" scritto da Giuseppe Roddi, responsabile dell'area legale della Finconsumo e coordinatore del Gruppo di Lavoro sul leasing al consumo costituito in seno alla Commissione Legale Assilea. Il libro analizza sotto il profilo tecnico le diverse tipologie contrattuali del credito al consumo evidenziando la prassi commerciale seguita dagli operatori del settore.
 
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NOTIZIE DALLE ASSOCIATE
IL TRENTENNALE DELLA CENTROLEASING


Il 5 novembre, con una manifestazione conviviale presso l'Hotel Helvetia & Bristol di Firenze a cui hanno partecipato anche i vertici dell'Associazione, la Centroleasing ha festeggiato il trentennale della propria attività.
Continua il processo di concentrazione fra operatori del settore.
Dal 23 novembre u.s. la Locat ha incorporato la Findata Leasing SpA e la Quercia Leasing SpA.
La Deutsche Bank Leasing ha acquisito la partecipazione di controllo della Adria Leasing SpA di Treviso, la cui sede per altro dal 29 ottobre è spostata in Via dei Mille 1/d, e della Fraer Leasing di Cesena.
Nuove cariche
Dal 1° ottobre il nuovo direttore generale di UFB Leasing Italia è Denis Delespaul. Sostituisce Luciano Canetta dimissionario per pensionamento.
 
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novembre
CIRCOLARI
Serie Leasing Agevolato


n. 55 del 2 novembre Artigiancassa – tasso applicabile alle operazioni di leasing agevolato nel mese di dicembre 1999
n. 56 del 2 novembre L.488/92 Quesiti della XXVIII riunione del Comitato Tecnico Consultivo
n. 57 dell’8 novembre Tassi leasing agevolato del Mediocredito Centrale – mese dicembre 1999
n. 58 dell’8 novembre Mediocredito Centrale. Fondo di garanzia a favore delle PMI
Serie BDCR
n. 8 del 10 novembre Avvio di esercizio "Modifiche BDCR"
Serie Euro
n. 3 del 15 novembre Parametro sostitutivo del TUS
Serie Informativa
n. 6 del 2 novembre Rapporto OSSFIN 1999 "Settore del leasing. Analisi di bilancio e valutazione della performance delle istituzioni finanziarie non bancarie"
n. 7 del 17 novembre Centrale Rischi Associativa (CRA); stato avanzamento lavori
Serie Legale
n. 10 del 2 novembre Tutela dei dati personali: Regolamento per l’individuazione delle misure minime di sicurezza
n. 11 del 15 novembre Antiriciclaggio: estensione degli obblighi di identificazione e registrazione della clientela e di segnalazione delle operazioni sospette a talune attività suscettibili di utilizzazione a fini di riciclaggio


Serie Tecnica


n. 18 del 10 novembre Benchmarking sulla Matrice di Vigilanza. Rilevazione dati "base4" (giugno 1999)
 
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RIUNIONI


3 novembre Gruppo Interassociativo
11 novembre Comitato Scientifico Assilea-Bocconi
19 novembre Gruppo di lavoro Commissione Leasing Agevolato "Artigiancassa" Roma Analisi del Fondo di Garanzia
24 novembre Convegno presso SanPaolo IMI sui Fondi di garanzia per le piccole e medie imprese
 
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PARERI


Trattamento fiscale ai fini IVA dell’ICI addebitata dalla concedente all’utilizzatore
Trattamento fiscale ai fini delle II.DD. dell’ICI addebitata dalla concedente all’utilizzatore
Fatturazione dei flussi attivi derivanti dalle operazioni su strumenti derivati. Esenzione ai fini IVA
Comportamento formalmente non corretto del contribuente e pro-rata di detraibilità IVA
Operatività in strumenti derivati e definizione di attività propria per la società di leasing
Trattamento ai fini IVA delle spese sostenute dal locatore in nome e per conto dell’utilizzatore
Procedimento contabile da adottare a giustificazione del mancato riaddebito dell’IVA all’utilizzatore
Elementi costitutivi del contratto di agenzia e distinzione dal c.d. procacciamento d’affari
 
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